Con il termine CORONOFOBIA si intende la paura legata all’ansia e alla possibilità di ammalarsi che ha un forte legame con l’ IPOCONDRIA, dove vi è un’attenzione “fobica” rispetto alle sensazioni corporee, cambiamenti anche di minore entità, attribuiti immediatamente a qualche malattia in atto che conseguentemente sviluppano comportamenti di verifica rispetto al proprio stato di salute quali misurazione della temperatura, lavaggio delle mani, misurazione della pressione, ecc.
I comportamenti di rassicurazione sono: andare dal medico (comportamento che fornisce un sollievo temporaneo ma poi fa peggiorare l’ansia e crea dipendenza); ricercare su internet informazioni collegate ai propri sintomi che portano spesso a informazioni e diagnosi sbagliate.
Tutto questo non fa che amplificare la paura e quindi l’ansia con conseguenze sul sonno (disturbi del sonno), accelerazione del battito cardiaco, sensazione di fiato corto, mal di testa, mal di stomaco, difficoltà a concentrasi, umore triste, difficoltà a godersi attività normalmente ritenute piacevoli.
Questo non fa che aumentare la paura di ammalarsi, e come in un circolo vizioso, provoca l’accentuarsi di sintomi fisici e psicologici.
Se poi aggiungiamo all’ansia del contagio quella di diventare untori, l’ansia del lockdown aspettando il prossimo DPCM che ci dirà cosa sarà delle nostre vite (quando si apre, chi può aprire, quando si può uscire, dove si può andare, con chi si può andare, chi si può vedere…) l’ansia del vaccino (chi può vaccinarsi, chi no, gli effetti collaterali, meglio quel vaccino piuttosto che l’altro…) e infine l’ansia sul numero di postivi al Covid con anche le varianti (oltre al aggiornamento sui morti) tutto questo ci fa vivere in un perenne stato di allarme.
L’ansia è uno stato emotivo di preparazione a un pericolo potenziale atto a predisporre un comportamento di attacco o difesa.
Ha una funzione adattiva quando ci prepara ad affrontare una sfida con l’adeguata attenzione, (ad esempio preparazione esame: studiare, concentrazione; cercare non contrarre il virus: mettere mascherina, evitare luoghi affollati) ma può avere anche una funzione disadattiva, quando i suoi effetti sono molto prolungati nel tempo, hanno un’attivazione fisiologica elevata e non coincidono con la reale probabilità che l’evento pericoloso si manifesti ( ansia da esame: confusione, blocco dello stomaco, paura di fare brutta figura, evitamento – paura di contrarre il virus: isolarsi completamente, continuare ad informarsi sulla situazione anche attraverso canali non ufficiali, lavarsi continuamente le mani tanto da screpolarsi). Quindi se un certo livello di ansia è utile per non incorrere in pericoli”inutili” un elevato livello di ansia e soprattutto se prolungato nel tempo porta il nostro corpo ad essere sempre attivato ( aumento battito cardiaco, aumento della sudorazione, respirazione veloce e disfunzionale) con conseguente abbassamento delle difese immunitarie e sintomi stress collegati sia a livello fisiologico ( tachicardia, vertigini, tensioni muscolari, emicranie, tensione addominale e colon irritabile) sia a livello psicologico ( difficoltà di concentrazione, perdita di memoria, stanchezza e apatia, irrequietezza, ansia, attacchi di panico, depressione) che comportamentali ( fame eccessiva o inappetenza, facile irritabilità, iperattività, insonnia, respirazione superficiale e accelerata, consumo di alcool di sigarette o psicofarmaci o altre sostanze).
Chiaramente le conseguenze sono molto soggettive perché dipendono dalla capacità delle persone di far fronte alle situazioni ansiogene – stressanti ( stile di coping e resilienza) dipende dalla percezione soggettiva delle situazione che a sua volta dipende dai vissuti, da traumi passati remoti o recenti ( la vulnerabilità crea spazio e permette ad “altro” di accadere” ) dipende anche dai sostegni e dalle relazioni che una persona ha a disposizione e a cui può attingere.
Come scritto sopra ogni persona reagisce in modo personale e differente alla situazione e conseguentemente i sintomi che sente, i comportamenti che adotta e le conseguenze saranno diverse da persona a persona.
Il trattamento può essere suddiviso in varie fasi:
A fine percorso si può prevedere un incontro di follow up a distanza di 2/3 mesi.